“Architetto, l’ho chiamata perché vorrei che mi facesse un progetto della mia casa al mare, tipo quella di Clooney sul lago di Como”.

Chi non ha ricevuto nella sua carriera professionale una richiesta di questo genere è sicuramente molto fortunato.
Personalmente ne ho sentite molte parlando con colleghi designer e architetti: una lampada tipo la Tizio”, “un giardino tipo inglese”, “un building tipo Zaha Hadid”, “uno yacht tipo quello di Philippe Starck”, “uno stand tipo la B&B Italia”, “un logo tipo Nike” e via così.

Il rapporto col cliente per un professionista è il tema più complesso e delicato da cui dipende il successo del progetto e il successo della relazione cliente/professionista.
Per esperienza penso che nel momento del brief si creino le condizioni migliori per costruire le basi, ma solo le basi anche se indispensabili, per una relazione positiva. Non a caso si dice che le relazioni siano una sorta di “chimica” e il brief rappresenta bene la “formula” di base per sperimentare in seguito le reazioni effettive.
Come una formula chimica permette in date condizioni di creare molecole, sostanze e materie così il brief crea le condizioni necessarie per una progettualità concreta e positiva di soddisfazione del cliente e del progettista.

La madre di tutte le informazioni necessarie per iniziare a formulare un’idea di progetto.
Gli spunti creativi possono nascere da qualsiasi cosa in qualsiasi momento, ma l’idea progettuale e prima di questa il concept devono per forza nascere da un brief, più o meno consapevole. Meglio, quindi, che sia consapevole e aggiungo: condiviso. 

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Esistono tre tipi di clienti: quello che ha chiaro in testa e forse lo ha scritto, esattamente ciò che vuole o meglio che si aspetta, poi c’è il cliente che “non sa bene” o che ha poche idee ma confuse e infine il cliente sprovvisto di brief. Il cliente dal brief “tipo” appartiene a questa categoria che è la più pericolosa.
Ai miei studenti consiglio, una volta diventati professionisti, di evitare con cura i “senza brief” perché, 9 volte su 10, il progetto si trasforma in un campo di battaglia e vince sempre il cliente che ha l’arma economica nelle sue mani.

Esistono tre tipi di professionisti: quello empatico che sa ascoltare il cliente con il brief e sa aiutare il cliente confuso e sa evitare il cliente “no brief”.
Poi c’è il professionista confuso che nel primo caso di cliente con brief gli confonde le idee, nel secondo ne aumenta la confusione e nel terzo caso si arrotola in un groviglio di proposte inconcludenti. Poi c’è il professionista eroe/ingenuo che inizia a progettare basandosi sulle proprie convinzioni che scoprirà man mano che il progetto avanza che non corrispondono a quelle del cliente e il progetto si trasforma in un calvario conflittuale.

Ma in realtà c’è un altro tipo di cliente e di professionista che vanno d’accordo senza troppi problemi: il cliente senza idee, con soldi e poco tempo, che incontra il professionista “dio”, che li vende e realizza un progetto a propria immagine e somiglianza. Ne sono pieni i libri di architettura.

Quanto sopra nel caso di clienti privati, ma, con qualche ovvia differenza, lo schema si adatta anche al cliente “azienda” o cliente “istituzione pubblica”, dove la complessità di un brief si complica proporzionalmente al numero e tipologia dei partecipanti, più o meno occulti, al processo decisionale e per il ruolo delle insidiose motivazioni non trasparenti.
Analogamente i concorsi si possono catalogare in tre categorie, quelli con brief completi e ben comprensibili, quelli poco chiari e interpretabili e quelli sapientemente strutturati per chi li deve vincere, in genere sono o troppo generici o troppo dettagliati.

Il brief è come il triangolo delle Bermude, dove l’insieme di varie forze concomitanti, non gestite o non gestibili, creano un sistema tale per cui il naufragio è inevitabile.
Nell’ esperienza mia e dei molti colleghi amici, solamente l’accortezza del professionista nel riconoscere la tipologia della committenza, la sua capacità empatica di comprendere lo scenario dei desideri e bisogni del cliente e un sincero spirito di cooperazione, a partire dal brief e in tutto il corso del progetto, sono le competenze necessarie ad affrontare ogni tipo si situazione e gestire al meglio o al meno peggio (gran cosa) le relazioni delicata tra committenza e professionista.  

 

Luca km
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