Parte seconda


Ti immaginavi da bambina di diventare la persona che sei oggi? Hai un carattere schivo, come ti relazioni con la notorietà che hai raggiunto?

È vero, ho da sempre un carattere schivo, e penso di essere fortunatamente rimasta quella che ero un tempo: sono grata alla vita, perché nonostante tutto non mi ha cambiata. 

Un’inevitabile domanda sui “generi”: la vostra è un’azienda al femminile, quanto e come ha influito nella storia del brand Paola Lenti l’essere donna? E lavorare con donne e familiari? 

È capitato che, per una ragione o per l’altra, si sia formato nel tempo in azienda un team al femminile, ma non è un aspetto che influisce sul nostro lavoro. Oggi poi non è più così vero: abbiamo avuto la fortuna di incontrare le professionalità più giuste per il nostro sviluppo, figure fondamentali che non necessariamente dovevano essere donne. Lavoro dal 2000 con mia sorella Anna e per me quello è stato l’anno della svolta decisiva: gestire un'attività industriale è un'attività impegnativa e in quell'anno Anna ha scelto di entrare in azienda per trasformarla in una vera realtà imprenditoriale, permettendomi anche di dedicare tutto il mio tempo alla ricerca e alla creatività. Nonostante si lavori in ambiti diversi, valutiamo ogni cosa assieme e per questo riusciamo sempre ad andare nella direzione migliore: è un sodalizio essenziale per la crescita dell'impresa.

Ricordo ancora i tuoi “origami”, poi gli oggetti in gres e i primi complementi che presentavi in fiera nello stand con Giorgio Pizzitutti. Cosa ti ricordi di quella stagione al Macef e al Salone?

Ricordo soprattutto una leggerezza e una “freschezza” che ora non c’è più, sia perché ero molto giovane, sia perché molte cose sono cambiate da allora, e non solo per me. Ho una legittima nostalgia per quel momento della mia vita e ancora oggi mi sento riconoscente per quello che Giorgio ha fatto spontaneamente per aiutarmi. Per me è stato sicuramente un maestro, oltre che per alcuni versi anche il padre che nella vita reale ho perso molto presto.

In genere scegli i designer e gli affidi un brief o sono i designer che ti propongono un progetto e come nasce e si sviluppa il rapporto di Paola Lenti con un designer?L’azienda Paola Lenti ha una duplice natura: studia, progetta e realizza da una parte prodotti di design, dall’altra tessuti e materiali di rivestimento. Per questo motivo, molto spesso ci troviamo ad avere dei materiali che affidiamo poi ai designer perché diano loro vita e tridimensionalità. È un approccio progettuale sicuramente meno convenzionale ed è una cosa successa molto spesso durante i quasi trent’anni della nostra attività. Un esempio può essere la collezione Frame, nata da una treccia in Rope a cui Francesco Rota ha saputo dare la forma più appropriata, così da farne uno dei prodotti più riconoscibili e più longevi della nostra proposta outdoor. Così come è successo con le corde con cui realizziamo molte delle nostre sedute, da quelle intrecciate, come Ami e Sabi, a quelle cucite a spirale, come Afra e Otto. Oppure, più recentemente, con Shibusa, una serie 100% naturale nata da una nuova interpretazione del tradizionale tatami giapponese.

 

Afra

Afra 02 e Frame

Un consiglio agli architetti e agli interior designer che lavorano sulla piattaforma di Syncronia? 

Anzitutto imparare a lavorare per sottrazione, sintetizzando al massimo per riconoscere ed evitare ogni genere di sovrastruttura. E poi preoccuparsi sempre dell’ambiente e dell’impatto che il proprio lavoro provoca su di esso: il nostro lavoro quotidiano deve essere finalizzato anche a studiare soluzioni concrete per contenere lo spreco di risorse e rendere ogni prodotto durevole e sostenibile. La creatività si deve intrecciare strettamente alla responsabilità sociale e al rispetto per l’uomo, che rimane sempre il centro dei nostri pensieri. Non si tratta solo di etica, ma di una necessità imprescindibile.

Ultima domanda: mi dicono che sei nata, si fa per dire, grafica, oggi come ti definisci?

Mi definirei semplicemente “curiosa”, nel senso che amo la ricerca e l’approfondimento di tutti quei temi che toccano l’attività pratica dell’azienda che ho fondato e che dirigo con mia sorella Anna: voglio sempre capire la vera natura di ciò che m'interessa per il mio lavoro e cercare il lato nascosto delle cose. In realtà, io mi sento ancora “grafica”: è questa la mia origine e non posso dimenticarla. Dopo tutto, anche lavorare sulle tre dimensioni come faccio oggi è un’attività che prevede un pensiero grafico, anche se tridimensionale

 

Frame 01 Frame 01


 

Frame 04
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Afra
Afra
Afra 01
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