Filo conduttore della partecipazione di Moroso al Salone del Mobile 2019 è il desiderio di raccontare un nuovo modo di abitare, in cui si fondono esperienze e stili diversi, grazie alla collaborazione con alcune aziende partner ed amiche, che condividono con Moroso la stessa sensibilità e apertura verso le culture del mondo, il desiderio di sperimentare e una profonda passione per l’arte, in risposta al trend imperante del total look, proposto dai grandi gruppi.


Nello stand, firmato anche quest’anno da Patricia Urquiola, le novità della collezione Moroso dialogano con le lampade di Ingo Mauer, i tappeti di Kvadrat, ma anche con oggetti artigianali, frutto della ricerca e della riscoperta di gesti antichi, come i plaid di una piccola realtà friulana che realizza tessiture a mano di pregio, per rappresentare i diversi spazi e modi dell’abitare in un racconto più caldo e coinvolgente.


Protagonista della tirella Moroso del Salone del Mobile 2019 è un tessuto morbido, dal bouclé molto ricco e d’ispirazione anni ’70, che l’azienda ha recuperato dal proprio archivio storico e reinterpretato in chiave contemporanea.


La palette colori dei tessuti interpreta un’attitudine molto fresca e primaverile: dalla terracotta addolcita e rosata alle diverse nuance di grigio con punte di blu e indaco, dal verde ghiaccio ai bruciati molto vivi. Un bouquet molto ricco di tonalità tenui e intense che si armonizzano per creare degli ambienti rassicuranti e accoglienti ma dal forte spirito contemporaneo.


Lo stand


Lo stand, progettato da Patricia Urquiola, è proiettato verso una ricerca di semplicità formale, l’elemento bidimensionale, il colore, crea proiezioni geometriche, luci e sensazioni, che inducono a una visione tridimensionale. Tre tonalità di colore, terracotta e due grigi azzurrati dalle tonalità più chiare e più scure. Riferimenti minimalisti volti alla più semplice risoluzione pittorica.


Piani cromatici contrastanti e asimmetrici creano una varietà di movimenti visuali in cui ogni spazio espositivo è collegato all’altro. Nello stesso tempo, le tensioni astratte e l’applicazione del colore sulla tela tendono a creare angoli visuali concreti di focalizzazione fotografica. Telaio e tela, quindi, sono i materiali espositivi scelti in funzione della loro valenza pittorica: ispirazione idealista a richiamare il lavoro dell’artista cubana Carmen Herrera.


La pianta, rettangolare, è composta da un unico ingresso ed un’unica uscita. Al suo interno, 7 pedane, sollevate di 60 cm da terra, creano 7 still-life. Ciascuna pedana riproduce così una stanza, in cui linee geometriche e contrapposizione netta dei colori fanno da sfondo alle forme degli imbottiti e delle sedute. Al centro, una piazza, una vera e propria agorà, dove il pubblico può sedersi e godere della varietà di movimenti, ritmi e tensioni spaziali.


Inoltre, come detto, l’illuminazione dello stand si avvale della collaborazione con Ingo Maurer. I due marchi sono accomunati da un forte spirito del
progetto e da un’estetica che trascendono l’oggetto puro, dando vita a prodotti divenuti veri e propri archetipi dell’arredo e del design.


Nel concept di questo stand un ponte ideale fra arte e architettura; suggestione sempre cara al lavoro di Patricia Urquiola, che è ispirazione per i suoi lavori di design e di ricerca.

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On stage


Nelle ambientazioni living, due pedane sono dedicate al nuovo divano Gogan, firmato da Patricia Urquiola, in cui l’equilibrio tra gli elementi è dato dalla forma, non troppo regolare: grazie a un gioco di gravità ed equilibri, forme che dovrebbero essere pesanti riescono ad essere leggere. Il divano Gogan deve il suo nome ai sassi giapponesi tradizionalmente usati sugli argini di fiumi e laghi a protezione ed abbellimento delle rive.

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Viene riproposto quest’anno il sistema modulare Josh, realizzato da Edward van Vliet per Moroso, che grazie alla sua struttura pulita e lineare e alla possibilità di essere rivestito con diverse tipologie di tessuti è considerato come una sorta di mannequin di un atelier di haute couture tra i divani modulari.


Ricca la proposta di sedute e tavoli da pranzo, che rimette al centro la zona dining. Tra i protagonisti, il tavolo da pranzo Il Naturale, di Heinz GlatzlJoachim Mayr, in collaborazione con Schotten & Hansen, che riflette il know how della lavorazione artigianale del legno sia nelle sue forme archetipiche, sia per il trattamento del materiale. Il massello utilizzato viene infatti essiccato naturalmente e in seguito trattato con resine naturali e altre preziose sostanze che conferiscono al legno una colorazione autentica. Sulla pedana anche le sedute della collezione Armada, della coppia Doshi & Levien; quest’anno alle poltroncine, le cui forme arrotondate ricordano vele gonfiate dal vento, si aggiunge un nuovo componente, il divano. 

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La collezione Mathilda di Patricia Urquiola, le cui sedute sono caratterizzate da una fascia colorata che collega tra loro gli elementi strutturali, viene riproposta assieme a un tavolo, interamente in legno, caratterizzato da due gambe a cavalletto che sostengono il piano. Sulla stessa pedana trovano spazio le nuove sedie, che vanno ad arricchire la famiglia di prodotti Klara.


Altre due pedane sono dedicate alla presentazione di nuove collezioni.


Nella prima, il divano Heartbreaker di Johannes Torpe, immediatamente riconoscibile per il dettaglio del bracciolo a forma di “mezzo cuore”, che si ricompone giocosamente nelle combinazioni di divani affiancati. Dello stesso designer, una famiglia di sedute, esempio di equilibrio fra pulizia formale e grazia estetica, chiamate Precious.

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Nella seconda pedana, viene esposta la collezione Yumi di Bendtsen Design Associates

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